Guida di un veicolo non adatto alla situazione fisica
Guida di un individuo con protesi al braccio.
Corte di Cassazione, sez. VI Civile – 3, ordinanza 10 febbraio – 1° aprile 2016, n. 6403
Svolgimento del processo
È stata depositata la seguente relazione.
«1. La .. Assicurazioni s.p.a. convenne in giudizio, dinanzi al Tribunale di Milano, la ….. B.
s.r.l., G.B., A.C. in B., P. e M. B. per sentirli condannare, in accoglimento dell’azione di rivalsa
proposta, alla rifusione della somma di lire 911.300.000, a titolo di risarcimento del danno patito dai
terzi trasportati, a seguito di sinistro stradale, verificatosi in data 7 novembre 1993, causato dal
conducente assicurato G. B., morto nell’incidente.
La domanda si fondava sulla mancata operatività della garanzia assicurativa, poiché il conducente,
portatore di protesi al braccio destro e titolare di patente speciale, guidava, secondo la società
attrice, un’autovettura priva degli adattamenti previsti obbligatoriamente a carico del conducente
dalla patente stessa.
I convenuti si costituirono in giudizio, eccependo in via preliminare la prescrizione del diritto vantato dall’attore e, nel merito, chiesero il rigetto della domanda.
Il Tribunale di Milano accolse la domanda e condannò i convenuti a rimborsare alla M. s.p.a. la
complessiva somma di curo 449.335,17 oltre interessi legali e rivalutazione monetaria, nonché alla
re fusione delle spese di lite.
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Avverso la pronuncia del Tribunale di Milano hanno proposto appello i convenuti soccombenti e
la Corte d’appello di M., con sentenza del 1 ° febbraio 2013, ha accolto il gravame e, in totale
riforma della sentenza del Giudice di prime cure, ha rigettato la domanda della società di
assicurazione, condannandola al pagamento delle spese dei due gradi di giudizio. -
Contro la sentenza di appello ricorre la M. Assicurazioni s.p.a. con atto affidato ad un unico
motivo.
Resistono la Tessitura B. s.r.l., G.B., A.C. in B., P. e L. B. con un unico controricorso. -
Osserva il Relatore che il ricorso può essere trattato in camera di consiglio in applicazione degli
artt. 375, 376 e 380-bis cod. proc. civ., in quanto appare destinato ad essere rigettato. - Con l’unico motivo di ricorso si lamenta, in relazione all’art. 360, primo comma, n. 3), cod. proc.
civ., violazione e falsa applicazione dell’art. 125, comma 2, nonché dell’art. 116, comma 5, cod.
strada nel testo vigente all’epoca dei fatti, in relazione all’ars 18 della legge n. 990 del 1969, all’ars.
1362 cod. civ. ed all’art. 2 delle condizioni generali di assicurazione.
5.1 Il motivo non è fondato.
Ha ritenuto la Corte d’appello che il Tribunale avesse erroneamente equiparato l’omesso
adattamento tecnico della vettura alla mancata abilitazione alla guida del conducente, così
considerando perfezionata la corrispondente condizione ostativa alla copertura assicurativa, di cui
all’art. 2 delle condizioni generali del contratto.
La Corte d’appello ha motivato il proprio convincimento sulla circostanza che il conducente del
veicolo era titolare di regolare patente di guida, seppur speciale, funzionale all’utilizzo di
un’autovettura munita degli adattamenti ivi prescritti.
L’assunto fondamentale della società ricorrente, invece, è che la guida di una vettura priva degli
adattamenti imposti dalla patente – nella specie, come si è detto, la vittima era portatrice di protesi
al braccio destro -sia equiparabile ad una sorta di guida senta patente.
5.2. Si rileva, intanto, che la sentenza impugnata nulla ha detto circa l’effettiva dimostrazione del
fatto che la vettura in questione fosse priva dei supporti richiesti, né il ricorso censura la mancata
ammissione delle prove sul punto.
Ciò premesso, si osserva che questa Corte ha affermato che, in tema di assicurazione della
responsabilità civile, derivante dalla circolazione di veicoli a motore, la previsione di una clausola di
esclusione della garanzia assicurativa per i danni cagionati dal conducente non abilitato alla guida
non è idonea ad escludere l’operatività della polizza ed il conseguente obbligo risarcitorio dell’assicuratore, se detto conducente, legittimamente abilitato alla guida, abbia omesso di
rispettare prescrizioni e cautele imposte dal codice della strada.
Infatti, per mancanza di abilitazione alla guida deve intendersi l’assoluto difetto di patente, ovvero
la mancanza, originaria o sopravvenuta, delle condizioni di validità e di efficacia della stessa
(sospensione, revoca, decorso del termine per la conferma, sopravvenienza di condizioni ostative);
ne deriva che, ove esista un’abilitazione alla guida, l’inosservanza di prescrizioni co limitazioni,
eventualmente imposte dal legislatore, non si traduce in una limitazione della validità od efficacia
del titolo abilitativo, ma integra un’ipotesi di mera illiceità alla guida (sentenza 25 maggio 2010, n.12728, confermata dalla sentenza 25 settembre 2014, n. 20190).
E che la guida di un veicolo diverso da quello adattato alla specifica mutilazione o minorazione del conducente non sia equiparabile ad una guida senza patente è indirettamente confermato anche dall’art. 125, comma 4, del codice della strada, che prevede per questo caso una sanzione amministrativa pecuniaria e neppure il ritiro della patente stessa.
Non è ravvisabile, perciò, alcuna delle prospettate violazioni di legge.
Si ritiene, pertanto, che il ricorso vada trattato in camera di consiglio per essere rigettato».
Motivi della decisione
- La parte ricorrente ha depositato una memoria alla trascritta relazione, insistendo per l’accoglimento del ricorso.
A seguito della discussione sul ricorso, tenuta nella camera di consiglio, ritiene il Collegio di condividere i motivi in fatto e in diritto esposti nella relazione medesima e di doverne fare proprie le conclusioni, con le seguenti precisazioni.
La clausola contrattuale richiamata dalla società ricorrente e trascritta nel ricorso prevede una
formula ampia e generica, come risulta dalla dicitura «l’assicurazione non è operante se il conducente non è abilitato alla guida a norma delle disposizioni in vigore».
Ciò comporta che la situazione lamentata dalla ricorrente – cioè l’essersi posto G. B. alla guida di un veicolo non adattato alla sua situazione fisica di portatore di protesi al braccio – non può in
alcun modo ritenersi equiparabile a quella di chi si metta alla guida senta la patente, avvicinandosi
piuttosto ad altre situazioni (quale, ad esempio, l’essersi posto alla guida senza lenti, avendone l’obbligo).
D’altronde l’abilitazione alla guida è una valutazione astratta di idoneità che attesta l’esistenza dei requisiti fisici e psichici, ma nulla ha a che vedere con il concreto comportamento del conducente.
E comunque, se pure sussistesse un dubbio, la clausola predisposta dalla società di assicurazione
dovrebbe essere interpretata contra stipulatorem (art. 1370 cod. civ.). -
Il ricorso, pertanto, è rigettato.
A tale esito segue la condanna della società ricorrente al pagamento delle spese del giudizio di cassazione, liquidate ai sensi del d.m. 10 marzo 2014, n. 55.Sussistono inoltre le condizioni di cui all’ars. 13, comma 1-giiater, del d.P.R. 30 maggio 2002, n.115, per il versamento, da parte della società ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso.
P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso e condanna la società ricorrente al pagamento delle spese dei giudizio di cassazione, liquidate in complessivi curo 12.200, di cui curo 200 per spese, oltre spese generali ed accessori di legge. Ai sensi dell’ars. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte della società ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso.